Il Museo internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino ha a Palermo e in Sicilia una grande tradizione, in parte proprio dovuta ad Antonio Pasqualino che fondò il museo.
L’Opera dei Pupi è una tradizione siciliana di teatro delle marionette, con due principali correnti di tradizione: quella di Palermo e della Sicilia occidentale, e quella di Catania, Messina e Siracusa.
Si tratta di una delle più forti ed autentiche testimonianze della tradizione antica siciliana, sicuramente rappresentativa dello spirito e dell’essenza di questa terra.
E’ anche per questo che molti itinerari turistici culturali della Sicilia, sia nel versante occidentale che in quello orientale, fanno tappa in questi teatrini, che lasciano di stucco i visitatori sia italiani che stranieri.
La tradizionale Opera dei Pupi è dedicata al racconto di storie di Rolando e Orlando, valorosi cavalieri del tempo di Carlo Magno. Questi pupi alti poco meno di un metro sono splendidamente bardati con abiti ricchi di colori e armature scintillanti e rumorose. I marionettisti li muovono non con dei fili ma con sottili tiranti metallici attaccati alla testa e alle appendici dei pupi.
Le storie trattano delle più grandi e cavalleresche emozioni e sentimenti: amori non corrisposti, tradimenti, desiderio di libertà e giustizia, rabbia e disperazione della gente. Le performance sono spettacolari, con un gran rumore di spade ed elmetti che si scontrano.
Il museo è davvero fantastico, assolutamente degno di essere incluso tra le più gettonate soste culturali di Palermo.
I pupi possono essere visti gironzolando nel back stage tra centinaia di armature scintillanti; durante lo show spariscono misteriosamente nel buio, combattono spalla a spalla, ci sono persino cavalli, non tante donne. A parte la misteriosa Angelica, una fanciulla che a volte indossa l’armatura, e i due cavalieri, Orlando e Rolando, entrambi al servizio di Carlo Magno, che diventano nemici nella competizione per l’amore di Angelica.
Uscendo dal museo, ci si può rilassare tra una passeggiata al Foro Umberto primo, a piedi scalzi sull’erba fresca affacciati sul mare di Sicilia, o soffermandosi a mangiare un boccone in qualunque angolo della città, che profuma di arancine, di panelle e di sfincione, che profuma di sapori autentici, che profuma di Sicilia.
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