Il sogno di ogni cinefilo? Girare in lungo e in largo gli States, vedere con i propri occhi le location di film che hanno fatto la storia della settima arte, immergersi completamente nel fascino delle città che hanno influenzato i più grandi registi. Questo è il viaggio che avevo sempre desiderato e, per la mia laurea, invece di ricevere i classici orologi, ho deciso di chiedere a parenti e amici che mi regalassero miglia aeree e ho aggiunto tutti i miei risparmi. Inizio col dire che è stato incredibile.
Mi ci è voluto un po’ per pianificare il tutto: volevo spostarmi in macchina, per non essere vincolato dai mezzi di trasporto e sopratutto per crearmi un itinerario personalizzato coast to coast, senza seguire i percorsi classici.
Detto fatto: ho stampato una cartina segnando le città che più mi interessavano, ho fatto delle ricerche per capire cosa vedere e ho noleggiato una macchina che mi avrebbe aspettato all’aeroporto di New York e che ho poi lasciato a San Francisco alla fine (ahimè) del viaggio. Nella mia testa mi vedevo già come Peter Fonda quando, nelle prime scene di “Easy Rider” butta l’orologio, pronto ad immergersi in uno strepitoso viaggio nell’America anni Sessanta. Certo, non stavo andando al Mardi Gras di New Orleans e non sono un hippy, ma sicuramente sarebbe stata un’esperienza che mi avrebbe cambiato per sempre. E così è stato.
Dalla Grande Mela a San Francisco ho percorso più di 3000 miglia, mi sono rimpinzato con americanissime colazioni e ho conosciuto un sacco di gente, nonostante sia partito da solo. Un consiglio: fate le cose con calma, non cercate di visitare tutto. Le emozioni, per un appassionato di cinema, sono fondamentali; l’amore per questi luoghi è dettato dall’amore per la settima arte. Il mio non è stato solo un viaggio culturale per ammirare le bellezze degli Stati Uniti, ma un percorso sulle tracce dei film che hannno segnato la mia vita. Ecco quindi cosa non dovete assolutamente perdervi per una vacanza cinefila in piena regola e qualche utile consiglio per il vostro viaggio on the (movie) road!
New York: la faccia romantica della Grande Mela
La Grande Mela, con le sue mille luci e i suoi quarteri, è una delle città più incredibili che abbia mai visto. Potrei parlare per ore di tutte le fascinazioni cinematogrfiche che New York mi ha dato, ma sono davvero troppe, quindi vi racconterò quelle che più mi sono rimaste nel cuore. Come prima cosa, se come me avete deciso di noleggiare un’auto, vi suggerisco in questo caso di lasciarla parcheggiata e di spostarvi con i mezzi pubblici o perderete un sacco di tempo imbottigliati nel traffico congestionato della metropoli. E poi, potreste mai rinunciare al brivido di chiamare un taxi giallo con la mano?
Vi premetto anche che sono un gran romanticone e che due dei miei film preferiti in assoluto sono proprio di questo genere: “Harry ti presento Sally” e “Colazione da Tiffany”. Il mio tour è iniziato proprio da quest’ultimo. Tiffany and Co. si trova al 727 della Fifth Avenue, all’altezza della 57th Street, ed è lì che mi sono recato la mattina dopo il mio arrivo, con in mano un danish pastry e un caffè, come la mitica Audrey Hepburn nei panni di Holly Golightly. Come ho già detto, amo anche la storia d’amore diretta da Rob Reiner e scritta da Nora Ephron con protagonisti Billy Crystal nei panni del cinico Harry e Meg Ryan in quelli della smorfiosa ma acuta Sally. Quindi non potevo perdermi i locale in cui è stata girata la scena più iconica della commedia (serve che vi dica quale?): il Katz Delicatessen, al 205 di Houston Street, nell’East Village.
Appena ho visto il Plaza Hotel poi, sono ritornato bambino ripensando a “Mamma ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York”. Per non parlare dell’Empire State Building: guardandolo immaginavo un gigantesco gorilla con in braccio una giovane donna, che si arrampicava sul grattacielo circondato da una pattuglia di biplani dell’aviazione. Ovviamente sto parlando di “King Kong”, il capolavoro del 1933. Se non l’avete visto, fatelo: l’Empire non vi apparirà più uguale. Infine, immancabile un giro a Brodway, immersi nelle luci e nell’atmosfera che la caratterizzano. Guardate cosa c’è in programma durante il vostro viaggio e, anche se è un po’ costoso, comprate un biglietto per un musical. Non ve ne pentirete!
Philadelphia: pronti per una corsa sulla scalinata più famosa del cinema?
Da New York mi sono spostato in Pennsylvania, più precisamente Philadelfia, per la seconda tappa del viaggio. Anche qui per un cinefilo c’è da divertirsi. Chi di voi non ha immaginato, almeno una volta, di percorrere correndo la lunga scalinata che porta al Museum of Art di Philadelphia con in sottofondo “Gonna fly now”? È vero, “Rocky” non è capolavoro, ma non si può mettere in dubbio che sia un film iconico. Alla base della scalinata c’è una statua di bronzo creata dallo scultore Thomas Schomberg dedicata al mitico campione italiano interpretatoda Sylvester Stallone. Arrivati in cima vi consiglio caldamente di visitare anche il museo: è strepitoso.
Come dimenticare poi “Philadelphia”, il capolavoro di Jonathan Demme? Camminando nel centro città rivedevo i luoghi in cui vagavano Tom Hanks e Denzel Washington. E poi la City Hall, la sede del Comune, uno degli edifici architettonicamente più impressionanti di Philadelphia, con la sua maestosa torre-campanile. Meravigliosa!
Washington: capitale del potere, città dai mille volti
Il viaggio prosegue. Terza tappa: Washington. Impossibile, ovviamente, perdersi la Casa Bianca, set di molti film che hanno fatto la storia del cinema. A Washington potrete anche ammirare il National Mall, il lungo viale che va dal Campidoglio al Lincoln Memorial, dove Martin Luther King pronunciò il famoso discorso “I Have a Dream“.
Non solo, è anche la location di una delle scene più emozionanti di uno dei film più belli mai girati. È qui che Forrest Gump, interpretato da un eccezionale Tom Hanks, ha tenuto il suo silenzioso discorso durante la marcia pacifista del 1969. Seduto sul prato pensavo “Cosa avrà mai detto Forrest quando, salito casualmente sul palco, gli hanno gli hanno staccato il microfono?” Detto fatto. Smarphone alla mano – mi raccomando, non fatevi trovare impreparati, scegliete un abbonamento dedecato già dall’italia – ed ecco la soluzione “A volte, quando le persone vanno in Vietnam, tornano a casa dalle loro mamme senza gambe. Questa è una cosa brutta. Ed è tutto quello che ho da dire su questo argomento”. Commozione ai massimi livelli.
In più sono anche stato a M. Street. Vi dice qualcosa? Gli amanti dell’horror hanno già capito: è qui che padre Karras muore buttandosi da una finestra ne “L’Esorcista”. Forse però c’è una cosa che non sapete: gli studenti della Georgetown University facevano pagare 5 dollari a tutti quelli che erano interessanti a veder girare quelle scene dal tetto.
Dallas: la città per i fan di Oliver Stone
Washington e Dallas distano circa 2000 chilometri. Un vero viaggio on the road, nella parte sud degli Stati Uniti. Da buon cinefilo so che le strade americane non sono poi così sicure la notte, e non volevo rischiare di ritrovarmi in una puntata di “Criminal Minds”. Viaggiate sempre di giorno e prenotate in anticipo gli alberghi. Dopo svariate colazioni americane a base di uova e pancetta e paesaggi mozzafiato sono sono arrivato in Texas.
Cosa vedere dunque? In primis la Dealey Plaza, piazza nello storico distretto West End, nella parte nord-occidentale della città, famosa per l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy. È qui che è stato girato uno dei capolavori di Oliver Stone, “JFK – Un caso ancora aperto”. L’aspetto della piazza è però diverso rispetto al film, perchè, per ricreare la Dealey Plaza così com’era nel 1963, lo scenografo Victor Kempster ha riportato il Texas School Book Depository all’aspetto esterno originario dell’epoca, rimettendo i binari della ferrovia dietro la collinetta e addirittura potendo gli alberi per riportarli all’altezza in cui erano quando è stato commesso l’omicidio. E poi concedetevi un almeno un caffè al Milo Butterfingers, il bar ristorante in cui Tom Cruise scatena una rissa in “Nato il quattro di luglio” (sempre diretto dal grande Oliver).
Los Angeles: il paradiso dei cinefili
Di nuovo on the road per la penultima tappa del mio viaggio. Di nuovo chilometri su chilometri per arrivare nel paradiso dei cinefili: Los Angeles. Una visita a Hollywood è d’obbligo, anche se non siete appassionati di cinema. Gli Studios più famosi al mondo infatti meritano in ogni caso di essere visti.
Qui sono stati girati dei capolavori assoluti, si respra cinema in ogni angolo della città. Sono stato ad esempio al Bradbury Building a South Broadway: da fuori sembra solo un edificio di mattoni rossi ma la sorpresa è nel cortile interno. Mi brillavano gli occhi: il set dello scontro finale tra Deckard e Batty in “Blade Runner” era lì, davanti a me. Un’emozione che ogni cinefilo dovrebbe provare.
Passeggiando poi per Hollywood Boulevard e Rodeo Drive è impossibile non ripensare al romantico e immortale film con Richard Gere e Julia Roberts, “Pretty Woman”. Tra le location principali infatti ci sono la famosissima Hollywood Walk of Fame e l’hotel Regent Beverly. Avendo deciso di viaggiare in auto, sono inoltre arrivato con facilità in una delle strade più fameose dell’universo cinema: Mullholland Drive. I fan di Lynch non possono che apprezzare, e io sono tra quelli.
San Francisco: la città amata da Hitchcock
Ed eccomi quindi all’ultima città: San Francisco. Sono arrivato dall’altra parte degli Stati Uniti. Tutto mi ricorava uno dei miei cult movie: “La donna che visse due volte” firmata dal maestro del brivido Alfred Hitchcock. So quasi a memoria ogni scena del film: James Stewart che insegue Kim Novak per tutta la città, da Union Square a North Beach passando per il Marina District , fino a vederla cadere nelle acque gelate di Fort Point, ai piedi di un nebbioso Golden Gate. Ed è proprio questo il giro che ho fatto. L’ultimissima cosa che ho visitato prima di partire è stata la super prigione che ha ospitato alcuni dei detenuti più difficili in America, tra cui Al Capone: Alcatraz. “Fuga da Alcatraz”, il capolavoro di Don Siegel con il mitico Clint Eastwood, è uno dei film che ha segnato la mia adolescenza, quindi quale modo migliore, se non questo, per concludere il mio viaggio?
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