Hai mai pensato a cosa succede a un paese quando viene dimenticato dal tempo? In Italia ci sono luoghi che sembrano usciti da un romanzo gotico o da una pellicola post-apocalittica, ma esistono davvero: sono le città fantasma e i borghi abbandonati, disseminati da nord a sud. Camminare tra le loro strade silenziose, tra case diroccate e piazze vuote, è come entrare in una dimensione sospesa, dove il tempo si è fermato.
Alcuni di questi borghi abbandonati sono stati lasciati a sé stessi per cause naturali, come frane, terremoti o alluvioni, altri per motivi economici o perché semplicemente la modernità li ha superati. Eppure, nonostante l’abbandono, conservano un fascino potente, a metà tra il misterioso e il malinconico. Sono mete perfette per chi ama i viaggi fuori rotta, i fotografi, gli amanti della storia e chiunque cerchi un’esperienza autentica e diversa dal solito.
In questo viaggio ti porto con me alla scoperta delle più affascinanti città fantasma in Italia, tra ruderi carichi di storia e paesaggi mozzafiato.
Prepara lo zaino e lasciati guidare: stiamo per entrare in un mondo che non ti aspetti.
Perché visitare le città fantasma in Italia?
Visitare una città fantasma in Italia o uno di questi borghi abbandonati è molto più di un semplice itinerario fuori porta. È un atto di memoria, un’immersione nella storia del nostro Paese, una pausa dallo scorrere frenetico del tempo.
Puoi essere un appassionato di fotografia o un viaggiatore curioso o semplicemente in cerca di silenzio e bellezza autentica, in ogni caso questi luoghi ti resteranno dentro.
La prossima volta che programmi un weekend diverso dal solito, pensa a queste mete insolite: sono facili da raggiungere, spesso gratuite da visitare, e ti regalano un’esperienza che nessun altro posto saprà offrirti.
Zaino in spalla, scarpe comode, e via: alla scoperta del lato più misterioso dell’Italia.
Roscigno Vecchia: la Pompei contadina del Cilento
Nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, in Campania, si trova Roscigno Vecchia, un piccolo borgo abbandonato agli inizi del ‘900 a causa di una frana. Il paese è rimasto praticamente intatto, come se qualcuno avesse semplicemente fatto le valigie e se ne fosse andato, lasciando tutto com’era. Strade acciottolate, case in pietra, una piazza con una fontana al centro: sembra una cartolina dal passato.
Roscigno Vecchia era abitata fino allo scorso anno da un custode: Giuseppe, che con passione ha tenuto viva la memoria del paese accogliendo i visitatori e raccontando la storia di ogni angolo. Un vero personaggio, capace di rendere ancora più magica questa esperienza.
Fabbriche di Careggine: il paese sommerso della Garfagnana
Nel cuore delle Alpi Apuane, in Toscana, c’è un borgo che sembra uscito da una leggenda: Fabbriche di Careggine, un villaggio medievale fondato nel XIII secolo da fabbri ferrai provenienti da Brescia. Negli anni ’40, però, venne evacuato e sommerso per la costruzione della diga di Vagli.
Da allora giace sul fondo del lago, completamente sommerso, riemergendo solo quando il bacino viene svuotato per manutenzione. L’ultima volta è successo nel 1994 e si vocifera che accadrà di nuovo nel 2026.
Quando succede, il paesino riappare intatto, come se fosse rimasto lì in attesa: un evento spettacolare e unico che attira migliaia di curiosi da tutta Italia.
Consonno: la “Las Vegas” abbandonata della Brianza
Negli anni ’60, l’imprenditore Mario Bagno volle trasformare il borgo agricolo di Consonno, in provincia di Lecco, in una sorta di parco dei divertimenti ispirato a Las Vegas. Sorsero edifici esotici, cupole orientali, insegne sgargianti, persino una pista per le corse. Sembrava l’inizio di qualcosa di grandioso.
Poi, nel 1976, una frana isolò il paese. La strada principale venne distrutta e Consonno fu rapidamente abbandonata. Oggi restano solo i ruderi colorati e surreali di un sogno fallito. È una delle città fantasma più amate dai fotografi e dagli amanti dell’insolito.
Civita di Bagnoregio: la “città che muore”
Chiamata poeticamente “la città che muore”, Civita di Bagnoregio si erge su uno sperone di tufo che, anno dopo anno, continua a sgretolarsi. Situata nel Lazio, tra le valli della Tuscia, è accessibile solo a piedi attraverso un lungo ponte sospeso.
Nonostante sia ancora abitata da pochi residenti (e attiva turisticamente), Civita di Bagnoregio ha tutte le caratteristiche di una città fantasma: silenziosa, sospesa, fragile. Ogni sua pietra racconta una storia e il panorama intorno è pura poesia.
Il momento migliore per visitare questa città fantasma? Probabilmente la primavera, quando i fiori sbucano dalle fessure delle pietre e l’aria è ancora leggera. Ma anche l’autunno, con i calanchi tinti d’oro e arancio, ha un fascino particolare.
L’estate può essere calda e affollata, mentre l’inverno regala atmosfere più intime, quasi sospese, perfette per chi cerca silenzio e ispirazione.
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Craco: il fascino abbandonato della Basilicata
Craco è senza dubbio una delle città fantasma in Italia più iconiche e spettacolari. Situata in provincia di Matera, sorge su una collina che domina la valle del fiume Cavone, offrendo una vista che toglie il fiato.
Il borgo fu evacuato definitivamente negli anni ’60 dopo una frana causata da lavori infrastrutturali mal progettati e da un terreno già fragile per natura. Il rischio di ulteriori crolli rese necessario il completo abbandono, lasciando intatte le case, le chiese e le piazze come in un set cinematografico.
Ed è proprio il cinema ad aver reso famoso Craco nel mondo: qui sono state girate scene de “La passione di Cristo” di Mel Gibson, “Quantum of Solace” della saga di 007 e altri film e documentari. Oggi Craco è visitabile solo con guida autorizzata, per motivi di sicurezza. È consigliabile prenotare in anticipo, soprattutto nei mesi estivi, quando il borgo attira molti curiosi e appassionati di fotografia. Ogni visita è un viaggio tra rovine suggestive, storie dimenticate e un silenzio carico di emozioni.
Puoi approfondire leggendo il nostro articolo su Visitare Craco, il paese fantasma
Balestrino: il borgo sospeso della Liguria
Arroccato tra mare e montagna, Balestrino è uno di quei borghi abbandonati sul mare che sembrano dipinti più che costruiti. Si trova nell’entroterra ligure, a pochi chilometri da Loano, e fu abbandonato tra gli anni ’50 e ’60 a causa dell’instabilità geologica della collina su cui sorgeva. Le frane e i cedimenti del terreno costrinsero le autorità a dichiarare inagibile l’intero centro storico, trasferendo la popolazione poco più in basso, dove oggi si sviluppa il “nuovo” Balestrino.
Il borgo vecchio non è aperto al pubblico, ma può essere osservato da punti panoramici vicini, come la strada che sale al castello dei Del Carretto.
Le sue case vuote, le stradine invase dalla vegetazione e il silenzio irreale creano un’atmosfera da fiaba malinconica. Anche se l’accesso diretto è vietato, il fascino del luogo resta potente: un mix di mistero, bellezza e natura selvaggia. Ideale per chi cerca scorci inconsueti e vuole scoprire la Liguria meno turistica e più autentica.
Buonanotte vecchio: un borgo abruzzese dimenticato dal tempo
In Abruzzo, tra i monti e le foreste della provincia di Chieti, c’è un borgo che ha un nome curioso e poetico: Buonanotte Vecchio. Situato nel comune di Montebello sul Sangro, fu abbandonato nel corso del Novecento, complice la difficile accessibilità e le continue frane che ne minacciavano la sicurezza.
Il nome antico del borgo era “Malanotte”, ma fu cambiato nel XIX secolo in una versione più… ottimista.
Oggi, il paese è immerso nella vegetazione, con le sue case in pietra che sembrano inghiottite dal bosco. I ruderi sono ancora visitabili e trasmettono un senso di pace e malinconia. Negli ultimi anni, il borgo ha attirato artisti, architetti e viaggiatori alla ricerca di luoghi alternativi, tanto che sono stati attivati piccoli progetti di residenza artistica e recupero culturale. È un luogo perfetto per chi ama il trekking lento, le atmosfere meditative e la natura che si riprende i suoi spazi.
Gairo Vecchio: la Sardegna che resiste nel silenzio
Incastonato tra i monti selvaggi dell’Ogliastra, Gairo Vecchio è uno dei borghi abbandonati più suggestivi della Sardegna. Venne abbandonato negli anni ’50 dopo una serie di violente alluvioni che compromisero la stabilità del terreno e costrinsero gli abitanti a fondare un nuovo centro abitato, Gairo Sant’Elena, più a valle.
Ma il borgo antico è rimasto lì, come pietrificato, a guardare dall’alto la valle, testimone silenzioso del tempo che passa. Oggi Gairo Vecchio è visitabile liberamente e rappresenta una delle mete più emozionanti per chi ama le escursioni a piedi. Le sue case crollate, le chiese deserte e le strade strette evocano un senso di mistero e malinconia.
A rendere ancora più intensa l’esperienza è il contrasto tra il silenzio assoluto e la bellezza aspra della natura che lo circonda. È anche uno dei pochi luoghi in Sardegna dove il fascino del vuoto e dell’abbandono si fonde con una storia collettiva ancora molto sentita.
Apice Vecchia: la Pompei del Novecento
In provincia di Benevento, Apice Vecchia è uno dei casi più emblematici di borgo abbandonato del secolo scorso. Fu evacuato dopo il terremoto del 1962, che rese instabili molti edifici e convinse le autorità a costruire un nuovo centro abitato più a nord. Da allora, il borgo antico è rimasto intatto, con le case chiuse, le insegne ancora appese, le botteghe ferme all’ultimo giorno di apertura.
Passeggiare ad Apice è come fare un salto indietro nel tempo, in un’Italia che non esiste più ma che sopravvive tra muri scrostati e oggetti dimenticati. Alcune aree sono visitabili tramite tour guidati, con l’autorizzazione del Comune o dei custodi locali.
Negli ultimi anni sono partiti progetti per trasformare Apice in un vero e proprio museo a cielo aperto, valorizzando le sue potenzialità turistiche. Non a caso viene spesso soprannominata “la Pompei del Novecento”. Perfetta per chi ama la fotografia urbana, le atmosfere vintage e le storie da scoprire dietro ogni finestra chiusa.
Pentedattilo: il borgo delle cinque dita
Incastonato tra le rocce della costa ionica calabrese, Pentedattilo si distingue per la sua posizione scenografica e per la forma singolare della montagna che lo sovrasta: cinque speroni rocciosi che ricordano le dita di una mano, da cui prende il nome. Questo antico borgo abbandonato, nato in epoca greca, è stato per secoli un punto di riferimento nella zona, fino a quando un violento terremoto lo colpì nel 1783, segnando l’inizio del suo lento declino.
La popolazione cominciò a spostarsi verso il vicino comune di Melito Porto Salvo, dove confluì anche l’amministrazione: nel 1811 Pentedattilo perse la sua autonomia e divenne frazione del nuovo centro. Nonostante il progressivo abbandono, tra i suoi vicoli ha continuato a vivere una profonda spiritualità.
Negli anni ’60, l’ultimo abitante lasciò il borgo, che restò in silenzio per oltre vent’anni, come sospeso nel tempo. Poi qualcosa cambiò: negli anni ’80, gruppi di giovani e volontari europei iniziarono un percorso di riscoperta e recupero.
Oggi Pentedattilo è meta di artisti, registi e viaggiatori attratti dalle sue leggende oscure (come quella della famiglia Alberti, sterminata in una faida sanguinosa nel ‘600), e dalla bellezza quasi mistica della sua architettura scavata nella pietra. Negli ultimi anni è tornato a vivere grazie a festival culturali, iniziative sociali e piccoli progetti di restauro. Visitare Pentedattilo significa lasciarsi sorprendere da un paesaggio che sembra irreale, dove ogni passo è un racconto e ogni panorama una poesia scolpita nel tempo.
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Borghi abbandonati in Toscana: tra storia, natura e silenzio
La Toscana è famosa per i suoi borghi vivi e vibranti, ma anche qui non mancano esempi affascinanti di borghi abbandonati. Oltre alla già citata Fabbriche di Careggine, puoi trovare piccoli gioielli dimenticati sparsi tra le colline del Chianti, della Garfagnana e del Casentino.
Uno di questi è Toiano, in provincia di Pisa, che sembra davvero sospeso nel nulla. Abbandonato negli anni ’60, è oggi visitabile e affascina per il suo isolamento e il mistero che lo avvolge (complice anche un fatto di cronaca nera accaduto proprio lì). La vista dalle mura, che si affacciano sulla valle sottostante, toglie il fiato.
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